Va, ribelle pensiero, in mezzo agli uomini
e sciogli il triste canto,
il singhiozzo feral, che non ha lacrime,
e che non vuol rimpianto.
Tu nel cospetto del morente secolo
canta la benedetta
strofa de l'odio; sarai tu l'assiduo
tarlo di mia vendetta.
Maledetta la patria! De le misere
plebi madrigna infame,
bollata in fronte da lo stigma tragico
dei morenti di fame.
E maledetto iddio! Bieca fantasima
di menti päurose,
puntello antico di vecchie tirannidi
da la marèa corrose.
E maledetta la virtù! l'ipocrita
iridiscente vesta,
onde si cela la viltà magnanima
de la canaglia onesta.
Maledetto l'amore, che nei fulgidi
voli del mio pensiero
vindice vidi, e dei redenti popoli,
immortal cavaliero!
Sia maledetta la mia fè! L'indomita
speme ne l'avvenire;
maledette del cerebro, che palpita,
l'entusiastiche ire!
Maledetto chi opprime, e su l'anonima
folla sospinge il piede!
maledetto chi sente, e geme, e lacrima!
maledetto chi crede!
Maledetti gli oppressi! I turpi, i trepidi
da la dimessa voce,
che senza una bestemmia e un urlo strisciano,
vili, sotto la croce!
Sotto la croce eterna del martirio,
proni a un idol già morto,
sbattuti dal furor de la miseria
senza speme o conforto!
O mondo! da l'erèmo solitario,
in cui giaccio obliato,
ed ove mi hanno i tuoi marosi torbidi,
incolpevol, gittato,
su te mi levo, e strappo la tua maschera,
o lenòne impudico,
e mentre l'odio tuo final te lacera,
io, vil! ti maledico.
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