Cos'è?


Voce alla Poesia, voce ai poeti, specie a quelli meno conosciuti.

Voce di terra, di vento e di dialetto .

Voce di uomini e donne terribili.

Voce a volte anche mia..manina piccola che cerca la tua.

giovedì 29 settembre 2011

Cristina Donà - Settembre




Il sole a settembre mi lascia vestire ancora leggera,

il fiume riposa negli argini aperti di questa distesa.

Tu mi dicevi che la verità e la bellezza non fanno rumore.

Basta solo lasciarle salire, basta solo lasciarle entrare.


E' tempo di imparare a guardare.

E' tempo di ripulire il pensiero.

E' tempo di dominare il fuoco.

E' tempo di ascoltare davvero.


L'amore a settembre mi ha fatto sentire ancora leggera.

Il giorno sprofonda nei solchi bruciati di questa distesa.

Tu lo sapevi che nessuna gioia nasce senza un dolore.

Basta solo farlo guarire, basta lasciarlo entrare.


E' tempo di imparare a guardare.

E' tempo di ripulire il pensiero.

E' tempo di dominare il fuoco.

E' tempo di ascoltare davvero.

E' tempo di imparare a cadere.

E' tempo di rinunciare al veleno.

E' tempo di dominare il fuoco.

E' tempo di ascoltare davvero.


L'amore a settembre mi ha fatto sentire ancora leggera.


mercoledì 28 settembre 2011

Fredrigo Fašnik - Di rabbia nera e bora scura


Il tempo si è compiuto
te ne compiaci.
Erano per te quelle parole?
Cerchi di distinguere nell'acqua
quali sassi vi avevi lanciato
e se ciò è rifugio nel trascorso,
questa pena ti sia lieve.
Arrotoli i pantaloni
entri scalzo, a tentoni forzi il letto.
Le nuove parole, ancora per te?
Pulsione nata da un equivoco
"ho invertito i soggetti"
mi scuso e veloce smantello la tenda.
Un solo spettatore
in questa insolita scena
lo stecchino in bocca
non comprende o finge,
sorride e ti porge la mano.
E per me nemmeno una voce.
Per me che sono già di spalle
aperto verso un altro fiume.
E ancora parole e ancora per te.

giovedì 22 settembre 2011

Messaggio - E.m.


Di fronte a me ti sei posato.
Hai sollevato con due dita
il pesante velo dell'indifferenza,
il velo di una sposa promessa al mondo.
Ma non al tuo.
Così senza velo ora ti sono davanti.
Nessuna damigella, niente anelli.
In dote il mio essere, di nuovo emozione.
Promessa al mondo.
Che ora è il tuo.


mercoledì 21 settembre 2011

'Ndola tu son,amor - Biagio Marin


'Ndola tu son, amor, che no tu rivi?
Da largo xe rivada la provensa,
da largo xe rivàe co tanti sighi
silise a nenbo, un svolo de semensa.

E fin al leto riva el sol per tera
e i gno gerani sgionfa i so butuni;
el mar xe in sogno drento la speciera,
corcali svola fora dai barcuni.

Comò tu fa a no vigni col vento,
col profumo in t'el sol del tamariso?
Son qua che speto verta ogni momento
e 'nbriaga de sol in duto 'l viso.


giovedì 15 settembre 2011

mercoledì 14 settembre 2011

Pier Paolo Pasolini


Senza di te tornavo, come ebbro,
non più capace d'esser solo, a sera
quando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.
Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c'è solo l'ombra.
E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest'angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.



martedì 6 settembre 2011

La disdetta - Stephane Mallarmé


Alte sullo stordito armento degli umani
Balzavano di luci le selvagge criniere
Dei mendichi d'azzurro col piede qui sui piani.


Fin nella carne un vento spiegato per bandiere
Oscuro flagellava di freddo il loro andare
E ancora vi scavava rughe d'ira severe.


Sempre con la speranza d'incontrarsi col mare,
Viaggiavan senza pane, senza bastoni o urne
Mordendo il cedro d'oro dell'ideale amaro.


Rantolarono molti nelle gole notturne
Felici, ebbri del sangue lento da lor fluente,
O morte, solo bacio su bocche taciturne!


La lor disfatta è opera d'un angelo possente
Ritto sull'orizzonte, d'una spada al bagliore:
Porpora si rapprende sul cuor riconoscente.


Come già prima il sogno or succhiano il dolore
E quando vari ritmando lamenti voluttuosi
Il popolo si china e la madre ne ha onore.


Quelli son consolati, sicuri e maestosi;
Ma accanto di fratelli hanno una schiera ignota,
Beffata, martoriata dai casi più tortuosi.


Il sale ugual dei pianti rode la dolce gota,
Si cibano di cenere col medesimo amore,
Ma è volgare o burlesca la sorte che li ruota.


Potevano eccitare anche come un clangore
La servile pietà delle razze malferme,
Prometei cui manchi vùlture roditore!


No, vili e persi in vaste sabbie senza cisterne
Corron sotto la sferza d'iroso dittatore:
La Disdetta, il cui riso ignoto li prosterna.


Amanti, salta in groppa terzo, il separatore!
Poi varcato il torrente vi tuffa in acqua amara
E fa un masso fangoso di voi doppio candore.


Grazie a lui, se uno soffia la buccina bizzarra,


Ragazzi ci torceranno in un riso ostinato
Scimmiottando, la mano sul dietro, la fanfara.
Grazie a lui, se uno orna ecco un seno seccato


Con una rosa nubile che vi porta chiarezza,
Bava luccicherà sul suo fiore dannato.
E questo nano scheletro, piumato per vaghezza,


Calzato, cui l'ascella peli in vermi ha converso,
Per essi è l'infinito della vasta amarezza.
Vessati essi non vogliono provocare il perverso,


La lor daga stridendo segue il raggio di luna
Che piove sul carcame e vi passa attraverso.
Mesti senza l'orgoglio che sacra la sfortuna,


Tristi di vendicare l'ossa a colpi di becco,
Essi agognano l'odio e non l'astio che abbruna.
Essi sono il sollazzo d'ogni gratta-ribeca,


Di marmocchi, bagasce, della vecchia semenza
Dei pezzenti che danzano quando la brocca è secca.
I poeti che vivono d'ira e beneficienza


Non conoscono il male di questi dei oscurati,
Li dicono tediosi e senza intelligenza.
"Posson fuggire essendo d'ogni impresa saziati,


Come cavalli vergini schiumano di tempesta
Piuttosto che al galoppo partire corazzati.
D'incenso il vincitore sazierem alla festa:


Ma perché non indossano, essi, buffoni egregi,
Cenci scarlatti urlando che tutti ci si arresti!"
Quando tutti sul viso gli han sputato i lor spregi,


Nulli ed a bassa voce invocando che tuoni,
Questi eroi eccessivi di scherzosi disagi
Vanno ridicolmente a impiccarsi ai lampioni.