Cos'è?


Voce alla Poesia, voce ai poeti, specie a quelli meno conosciuti.

Voce di terra, di vento e di dialetto .

Voce di uomini e donne terribili.

Voce a volte anche mia..manina piccola che cerca la tua.

giovedì 21 gennaio 2010

Ernesto Calzavara "L'auto-di-pioggia"


L'auto-di-pioggia

Il ventidue giugno leggeva la signora
dell'Auto-di-Pioggia
Sulle batteva la pioggia
lamiere bandiere di Notte
sfrisata a lampi
da fari fiammiferi
correva di qua di là
impazzita molecola
l'Autonotte di pioggia
impazzita tra schiere
schizzi schiume nere
in antiquata foggia
la signora Auto-di-pioggia
trascinava bloccava le strade contrade
d'un senso penoso di notte sedotta
dietro code bagnate
di chimere accorte
tra moli molli e ventosi
in agguato

Ma la del mare signora la Notte
le rette pezze dell'auto
dalle mobili molle che volle
guidava improsciugabili
lamiere bandiere
La signora leggeva leggìera
frugava inseguiva
sull'Auto-di-pioggia
inseguiva sbandava
si fermava
reinseguiva
la notte pioggia
la pioggia notte
sulle rotte mete
dalle ruote
levigate
di caucciù.


Ernesto Calzavara


mercoledì 20 gennaio 2010

Ernesto Calzavara - e

e


Mi e ti.
Questo e quest'altro.
Prima e dopo.
Sempre.

Tutto Cussì.
Un intervalo e do tempi.
El tempo.

Ma po' la torna e la me dise che.
La torna e la me dise sì-no.
La va e la me scrive:
"non ho parole per"

Non-ho parò le-per.
Tuto cussì va via par gnente e.
Tuto se ilude da se stesso
e casca.
E ti te credi che.

Varda qua la balanza.
Do piati e in mezo la misura.
Te pesi tuto. Te pesi gnente.

La balanza no pesa mai giusto.
e.


(Ernesto Calzavara)


martedì 12 gennaio 2010

Carolus L. Cergoly - Tristezza d'ospedai


Tristezza d'ospedai

Tristezza d'ospedai
Sodomia de presoni
Ospizi de squallor
Grigior de manicomi

Dopo anni de fede
De conforti
Indulgenze
Beati i morti
Dentro la se disi

Alice Vio
Dama de San Vincenzo
No la credi più
In Dio
Ma in qualche roba
Ancora no trovada

La gira per i Bar
Bevendo aperitivi
No la prega nissun
Viva tra i vivi


(Carolus Cergoly)

lunedì 11 gennaio 2010

Ernesto Calzavara - Le api del faraone


Le api del faraone

Da profonde trachee di granito
antica esce per stretto, un'ape, meato
ed altre ancora di secoli seco
sotterranee voci sottese
recando.

Qui Re Regina rimaniamo, il resto
regan continuo lugno il fiume in ombra
dove Anubi abbaia badando a bende
che avvolgon d'odori d'erbe d'arsènico
dormienti con labbra di miele
in dàrsene d'ùteri ctònii.
I condensati corpi conserviamo.
Non derubiamo i morti più di quanto
non si derubano i vivi
e sempre di nuovi pievi
su di noi l'eterno
per millenni nanosecondi
calpestìo.

Sapiente dall'ipobugno svapora
l'apiense ronzio verbale.

Da le piere dei morti
sprofondae nel deserto
parla pa' un fil de tubo
co' la gola de serpente
da sototera el Re
(in fasse el gera bambin par 'na vita
in fasse mùmia par n'altra)
e 'e ave-paroe svoa via.
Ka el so dopio, Ka dise er Re
Ra, el sol.
'n a lengua sola ferma, un mugolar
compagno, compagni tuti parlava
prima de lu.
Tuti cussì restava come prima
un gran mucio de corpi unica lengua.

Ma io scissi i gruppi
insegnai, divisi, inserìi
per varie terre i linguaggi
e dopo la mitosi
con differenti sulle dita impronte
ognuno fu uno, si staccò, si sciolse
ognuno conobbe, libero fu, s'evolse
diverso, muoversi poté, salire.
L'esterno fu consonanti
muri mùscoli ossa
l'interno, gioiadolore l'anima, vocali.
Dissero casa cane house dog.
Dissero pane padre pain père.
Dissero aria acqua terra fuoco
luft wasser erde feuer.

E fu nuova la terra
per nuove lingue
che vestirono voci
nuove linee e scelte
dis consonanze legami
per api-parole da tombe
da culle.

L'uomo libero fu
uomo-parola.


Ernesto Calzavara



domenica 10 gennaio 2010

Haiku - Cane in città



Cane in città

Dopo averla fatta
il cane si frantuma
le unghie sull'asfalto
per coprirla.
Sull'asfalto.
Istinto.


Ernesto Calzavara - Orbo a Venezia



Orbo a Venezia

In piè pusà a 'na casa in cale
fermo
poche limòsine.

L'orbo vive de passi de dona
tute quee che ghe passa darente.

Nol sente fame
né sé de n'ombra
gnente.

Come ancuò anca 'na volta
tuto el dì sui so sassi
el viveva solo de passi.
I tachèti zogava coe piere
e i parlava dea vita
che nol vedeva
la sera infinita
del no visto.

Co i tachéti tocava la piera
lu sentiva vedeva godeva
la passion del no visto
el suo
par 'na dòna che dona che sona
coi tachéti el so tempo
quel quieto bàtar che ghe basta
che ghe bate ogni dì
sua so piera
nea so sera

I M M E N S A


Ernesto Calzavara

Wisława Szymborska - La cortesia dei non vedenti



La cortesia dei non vedenti

Il poeta legge le poesie ai non vedenti.
Non pensava fosse così difficile.
Gli trema la voce.
Gli tremano le mani.
Sente che ogni frase
è qui messa alla prova dell'oscurità.
Dovrà cavarsela da sola,
senza luci e colori.
Un'avventura rischiosa
per le stelle dei suoi versi,
e l'aurora, l'arcolabeno, le nuvole, i neon, la luna,
per il pesce finora così argenteo sotto il pelo dell'acqua,
e per lo sparviero, così alto e silenzioso nel cielo.
Legge - perchè ormai è troppo tardi per non farlo -
del ragazzo con la giubba gialla in un prato verde,
dei tetti rossi, che puoi contare, nella valle,
dei numeri mobili sulle maglie dei giocatori
e della sconosciuta nuda sulla porta schiusa.
Vorrebbe tacere - benchè sia impossibile -
di tutti quei santi sulla volta della cattedrale,
di quel gesto d'addio al finestrino del treno,
di quella lente del microscopio e del guizzo di luce dell'anello
e degli schermi e specchi e dell'album dei ritratti.
Ma grande è la cortesia dei non vedenti,
grande la comprensione generosità.
Ascoltano, sorridono e applaudono.
Uno di loro persino si avvicina
con il libro aperto alla rovescia,
chiedendo un autografo che non vedrà.

Wisława Szymborska




sabato 9 gennaio 2010

Giacomo Noventa - Par vardar


Par vardar

Par vardar dentro i çieli sereni
Là su sconti da nuvoli neri,
Gò lassà le me vali e i me orti,
Par andar su le çime dei monti.

Son rivà su le çime dei monti
Gò vardà dentro i çieli sereni,
Vedarò le me vali e i me orti,
Là zò sconti da nuvoli neri?


Giacomo Noventa





mercoledì 6 gennaio 2010

Senza bussola - Luciano Erba



Senza bussola

Secondo Darwin avrei dovuto essere eliminato
secondo Malthus neppure essere nato
secondo Lombroso finirò comunque male
e non sto a dire di Marx, io, petit bourgeois
scappare, dunque, scappare
in avanti in indietro di fianco
(così nel quaranta quando tutti) ma
permangono personali perplessità
sono ad est della mia ferita
o a sud della mia morte?

Luciano Erba


Ria - Oscar Locatelli



RIA (*)

Ero venuto a trovarti,
prima dal mare
io, nato tra i sassi rotondi,
poi dalla spiaggia
io, che vivo tra i colli e l'acqua dolce.

Mi sono accampato
e non ho mai tolto l'armatura
ho montato con amore la mia capanna:
è, se vuoi, inespugnabile.

Ero venuto a trovarti
ma di te nemmeno l'onda,
ti ho portato il mio orto e il mio fiume
ho decido di rimanere:
ho molti viveri
e tanta voglia di vederti.

(*) RIA:Riva

Oscar Locatelli


martedì 5 gennaio 2010

Risintonizzazione in corso


Risintonizzazione in corso
(da una finestra in via dell'acquedotto)

E quei collant stesi ad asciugare
sembrano scalpi di bambine con le trecce
le loro lacrime scompaiono nel sole
e li appese non han più voglia di correre.
Nella mattina dei riflessi alle finestre
(signore stendono fumando in pigiama)
il mio caffè non si vuole più far bere
rinfacciando la mia dannata ostinazione.
Bella mia se me l'avessero detto prima
di quanto acido c'era da ingoiare
non lo so mica se avrei iniziato a dire
che t'amo tanto e che ti vorrei vivere.
Pure nel vento io tengo gli occhi aperti
e se le lacrime che sai da me non escono
di colpo provano a bagnarmi un poco il viso
mi fingo pazzo e passo inosservato.

E pure qui le nuvole son veloci
e alla mattina ti puoi aspettar di tutto..


domenica 3 gennaio 2010

Dedicato alla matrigna, ad un anno dall'adozione.


Hohò Trieste

Hohò Trieste
Città del mondo
Balorda e coccolona
Senza creste
Zufoli flà flà

O Trieste
Vestida a la birbona
Maia de mariner
Cotole a pieghe
Gambe cavalle
In scarpe carsoline

Hohò Trieste
Lunatica nervosa
Imborezzo de feste
Groppo de pentimenti
Del nord ocio celeste
Del sud pelle de sol
E satanassi in corpo
Asmodeo con Tobia
Lotta che mai finissi

Hohò Trieste
E la Locanda Granda
Carlo colonna
Sesto d’Asburgo
Canto de Saba
Colori de Veruda
Prosa de Svevo
Analisi de Weiss
Questio Vivante
Palazzo de Carciotti

E de Plenario Barche in Canal
E mussoli ai cantoni
Da Servola a Roian
Da Opcina a Dolina
Strenzemose la man
Monte e marina

Hohò Trieste
Contime le fiabe
De Smito e de Popò
De sior Intento
Strighezzi de la nonna
In dondolo sentada
Ghirigori parole
Tiritere colori
Coriandoli allegria
Nonna
Son sempre mi
El putel vestì
De mariner
Su la berretta
El nastro Tegetthoff
E la franzetta
Bionda dei cavei
Ben pettinada

Hohò Trieste
Del si del da del ja
Tre spade de tormenti
Tre strade tutte incontri
O Trieste
Piazze contrade androne
Piere del Carso
Acqua de marina
Tutte t’ingrazia
Mettile in vetrina
E mi insempià
Col naso contro vetro
Vardo e me godo
Le bellezze tue

Hohò Trieste
Filtro ch’inverdissi
Sui pastini riposa
El mio cantar
Coi ghiribissi
Dei refoli de bora
Dei rizzi d’onda
Dei nuvoli a sfi lazzi
O Trieste
Caro viso
Adorabile volto
Inferno e paradiso
Mio albero cressù
Dentro de mi
Con la radise in cuor
Col fi or in bocca

Senti Trieste
El mio hohò
Forte innervà
Come l’onda
Contro la scogliera
Piantada fonda
Tra Barcola e Duin
La «Lepa Vida»

Prinz Thurn und Taxis
Trieste colibrì
O superstar
Mondo Trieste
Con quel tuo far
Sportivo e tirabasi
Eccote
sul piedestal
In passerella

Batté marteì
Sora scarpei
Cave de Nabresina
Alla mia bella
Aliga e tiglio
Modelleghe le man
Che sa far tutto
Prore vanghe
Fòndaci negozi
E ste poesie
De mi
Sconte in Certosa

Amici
Calici in alto
Sangue de Domovoi
Ecco el Terran

In gran pavese
El Lloyd
Vesti i vapori
Salve barone Bruck
Bevo al tuo sogno
Settanta milioni
De nuvoli cavalco
Hihi hihi cavallo
Trotta gineto
La mamma vien dal ballo
Hohò hohò Trieste
«Es klingt und singt das blaue Meer»
O Trieste
Baso de Ninfa
Come cantava Max
Fiore d’Asburgo.


(Carolus Cergoly)