Cos'è?
domenica 27 febbraio 2011
Io, per fortuna, ho ancora il mal di stomaco
Lei mi teneva la mano e mi parlava a bassa voce. Facevamo l'amore o credevamo di farlo, poichè l'amore è una cosa così delicata , che far l' amore o pensare di farlo son quasi la stessa cosa. (Em Carnevali - Il primo dio)
Sopra una visione del maggio del '10
Gli argini hanno ceduto
la tua immagine
scende imponente
sopra il mio improvvisato giaciglio
Anche l'ultima guardia
ha disertato
mi lascia inerme e solo
disorientato
di fronte al tuo attacco.
Nei tuoi occhi
legioni orientali
scagliano da balestre rosse
di sangue
dardi d'avorio avvelenati
Tutto è perduto ormai
tutto alla mercè
del tuo esercito
candido ed implacabile.
Grido di aver pietà
(ma spero non ne abbia)
la belva profumata
mi è alla gola per straziare.
Pura estasi nel suo respiro
che è tuo e sul quale sorrido.
Esalo profonde e goffe parole
pietre tonde per la tua collana.
giovedì 24 febbraio 2011
Marlene Kuntz - La Canzone Che Scrivo Per Te
Non c'è contatto di mucosa con mucosa
eppur mi infetto di te,
che arrivi e porti desideri e capogiri
in versi appassionati e indirizzati a me;
e porgi in dono la tua essenza misteriosa,
che fu un brillio fugace qualche notte fa;
e fanno presto a farsi vivi i miei sospiri
che alle pareti vanno a dire "ti vorrei qua".
Questa è la canzone che scrivo per te:
l'ho promessa ed eccola.
Riesci a scorgerti? Sì che ci sei,
prima che ti conoscessi.
(Ora ho il tuo splendido sorriso da succhiare:
sfavilla di felicità.
L'osservo su dalla tua fronte vanitosa
che ai miei baci ha chiesto la priorità)
Pure frigid waters from these eyes that always miss you
Nothing but violence from my empty gun
I'm using silver to light up these blackheart faces
blinding your fingers with my skin that burns for you
Questa è la canzone che scrivo per te:
l'ho promessa ed eccola.
Riesci a scorgerti? Sì che ci sei,
proprio mentre ti conosco.
This song is for me
I listen like I promised you
I can see me in your words from hell
that you write for me
E ho le tue mani da lasciarmi accarezzare il cuore
immune da difese che non servono.
Ma ora ho in testa il viso di qualcuno più speciale di me,
che sa cantare ma ha più stemmi da lustrare di me...e questo è il tuo svago.
Per quel che mi riguarda sei un continente obliato.
Per quel che ho visto in fondo mi è piaciuto.
Don't, don't tell me. What you want from me
No, don't tell me. I don't wanna hear. Don't tell me
Questa è la canzone che scrivo per te:
l'ho promessa ed eccola.
Riesci a scorgerti? Non ci sei più,
dopo che ti ho conosciuta
mercoledì 23 febbraio 2011
Emanuel Carnevali - da "Il primo Dio"
Certe cose ci puntano contro il dito e ridono.
Certe cose
si nascondono agli occhi della gente
e si odono
piangere sommessamente. Certe cose cadono dal cielo:
cose nere informi, mostri
della notte e terrore
dei giorni.Certe cose sembrano essere state predisposte
da Dio e dal Diavolo.Certe cose sembrano nate in un abisso
e cresciute nelle tenebre.Certe cose portano l’immagine della bontà
come se il fuoco
ve l’avesse scolpita in bassorilievo.
Certe cose ridono fino a divenire teschi
e poi continuano a ridere.
Certe cose sono come alberi di pesco,
portano a lungo frutti verdi.
Certe cose sono come il vino che uno beve
soltanto per ubriacarsi.
Certe cose colpiscono
il cuore come un colpo di gong,
così che poi risuona a lungo.
Certe cose schiacciano il cuore come se fosse
uno scarafaggio.
Ed è orribile, come spiaccicare
uno scarafaggio.
Certe cose sono come il fulmine:
possono essere guidate
anche se pericolose.
Certe cose sono come pensieri dal piede pesante,
hanno il piede pesante anche se abitano il cielo.
Certe cose sono come le aquile.
Vivono in alto -
possono benissimo dimenticare la valle.
Certe cose sono come il terremoto:
utilizzano tutte le nostre paure.
Certe cose sono come la Bellezza che è morta da tempo:
solo l’acqua profonda del pozzo può lavarle e destarle.
mercoledì 16 febbraio 2011
Il telefono - Ernesto Calzavara
Il telefono
Sul muro il telefono
nero fermo
a metri uno e sessanta
da terra
sul telefono il ricevitore
la camera vuota
il telefono squilla
squilla
squilla
il ricevitore
non si alza
da sè
non può dire
pronto
la camera
scoppia di trilli di trilli di trilli
ogni otto secondi
il telefono squilla
ogni otto secondi
ogni otto secondi
ogni otto secondi
(Ernesto Calzavara)
....
Probabilmente le undici qui
sono le stesse anche da te
mentre le tre e mezzo
nella mia casa vecchia
erano "l'ora puntata"
del vicino pastore.
Un'ora una pausa
da goccia nella vasca
dilatata
come occhio di gatto
che sente i fantasmi.
Se tu mi fossi vera oste
ti interesserebbe
quel rossetto sul bicchiere
non più che l'ora
di chiusura.
Da cancellare o da rispettare.
Sia qui che altrove.
E il resto?
Mancia.
martedì 15 febbraio 2011
Pedagogia - Giovanni Giudici
Non mettere il piede in fallo
non metterlo sul vuoto
non posarlo dove almeno
non sia una zolla di pieno
Qui c' è lo stipite qui la porta
qui il dolore dell' altra volta
non mettere il piede sul vuoto
non posare la pianta sul fuoco
Con la mano puoi brancolare
puoi sentire puoi amare
dove nessuno ti vede
dove nessuno ti crede
Non mettere male il piede
rasenta il muro
cammina sicuro
qui c' è il dolore dell' altra volta
Qui c' è la stanza
qui la speranza
qui c' è il balcone
qui la prigione
Qui c' è l' uscita
qui c' è la vita
qui il non-errore
qui l' amore dell' altra volta
Così impara così impara
così ripara l' innocenza
sta in equilibrio
qui c' è indulgenza
Qui il muro qui la volta
qui il vuoto dell' altra porta
si può morire da muti
tranquillamente seduti.
giovedì 10 febbraio 2011
Ci fosse un’altra vita - Agostino Colombo
..
..guardando il fiume..
Ci fosse un’altra vita - Agostino Colombo
Appaio in maniche di camicia bianca a righe fini e blu
come un fantasma su di un carro che sarebbe poi tutto
per me se ci fosse un’altra vita da vivere in un altro tempo
e tu
calzoni sdruciti, maglietta bianca che sembri un pesce
fuori dall’acqua
accoccolata al fianco; tu macedone o alessandrina o lombarda,
tu profumata di chicchi di riso, capezzoli ardenti e cieli
tersi
e mani che se fossero state queste nostre vere non si lascerebbero
più;
invece solo fumo e sillabe che fanno sognare un tempo
altro
da questo estremo che ci è dato in sorte; cavallo
carro e una certa violenza del vivere che come donna non
capiresti mai:
io uomo in giacca scura e spessa, in velluto direi, e bombetta;
uno spaventapasseri di mezza età in mezzo all’erba alta,
un capo, un contrabbandiere, un uomo antico e tu la
donna a lui seduta accanto
su di un carro che ha un secchio in latta agganciato e dondolando
batte
e fa l’eterno rumore dell’andare e un telo per fare l’ombra
quando si fa l’amore e si dorme nel viaggio che non termina
mai
e del quale soltanto tu sapresti qualcosa ma non sei voluta
venire.
mercoledì 9 febbraio 2011
In-sparizione
Leggere parole
sensibili e chiare
delicate e precise
frantumano la vetrata
della mia certezza.
E tu,
tiranna codarda
(o pudica),
oltre alla mano
nascondi
il tuo viso.
martedì 8 febbraio 2011
lunedì 7 febbraio 2011
martedì 1 febbraio 2011
James Joyce-Silently She's Combing
Silently she's combing,
Combing her long hair
Silently and graciously,
With many a pretty air.
The sun is in the willow leaves
And on the dappled grass,
And still she's combing her long hair
Before the looking-glass.
I pray you, cease to comb out,
Comb out your long hair,
For I have heard of witchery
Under a pretty air.
That makes as one thing to the lover
Staying and going hence,
All fair, with many a pretty air
And many a negligence.