Cos'è?


Voce alla Poesia, voce ai poeti, specie a quelli meno conosciuti.

Voce di terra, di vento e di dialetto .

Voce di uomini e donne terribili.

Voce a volte anche mia..manina piccola che cerca la tua.

martedì 28 maggio 2013

Gustavo Adolfo Rol - C'è sempre un'ancora di salvezza


Oscuri Dei che tremano
per la loro ingiustizia
o un solo Dio che soffre
per le prove che impone,
l'uomo che si trascina
così
attonito 
sul deserto di fango
che lo genera
e poi
lo inghiotte.











Ma Tu mi hai confortato.

domenica 26 maggio 2013

La moglie del poeta - i Gazzè




Ti ritrovo in bilico d'apnea
le mani strofinacci
che di nuovo sei in balia
di una rima che allacci

Di parole si può vivere
mi hai detto stamattina
mentre un sole stretto
apriva nuvole

Come sono quando pensi a me?
Un nome un suono di due sillabe?
O il centro di un qualcosa
che non si crea?
L'istinto a cui si è arresa
ogni tua idea?
Potessi amore esser nemmeno una donna
ma il punto esatto del foglio
dove ti scivola nero il tratto di penna.

Sbuco da un riflusso di pazzia
e muto adesso, tu di ghiaccio,
sembri già in balia
di un altro abbraccio.

Cos'è un uomo senza più realtà
Un nome, il suono di una pagina
Sei il centro di un qualcosa che non si crea
L'istinto a cui si è arresa
ogni mia idea
Ma se potessi amore
soffiarti via quel pensiero
che a tratti
mi pare ti toglie il respiro
e la moglie dagli occhi.




mercoledì 22 maggio 2013

24milapensierialsecondo



...fluiscono inarrestabili...


"Sembrava facile toccarlo con un dito", dice, 
"ma il cielo ci ha voluto tutti fermi". 
(F.Guccini)

Ero solo un giovane apprendista
Botticelli il mio maestro, e tu
eri una modella, 
ed io ti ho vista come si vede 
per la prima volta 
il cielo a tu per tu...
(M. Castelnuovo)


martedì 21 maggio 2013

Charles Bukowski - John Dillinger e le chasseur maudit




E’ davvero un peccato e non sta bene, ma chi se ne frega:
le donne mi ricordano capelli nell’acquaio, le donne mi
ricordano intestini,
e vesciche e movimenti di muscoli escretori; è anche una disgrazia
che coni dei gelati, bebè, le valvole meccaniche, 
i plagiostomi,
palmizi
orme nel corridoio...tutti mi infondano la gelida calma
della pietra tombale; forse il solo rifugio è nel’udire
che sono esistiti altri uomini disperati:
Dillinger, Rimbaud, Villon; Babyface Nelson, Seneca, Van Gogh,
o donne disperate: lottatrici, infermiere, domestiche,
puttane
poetesse...sebbene,
preparare i cubetti di ghiaccio credo proprio che sia
importante
o un topo che annusa una lattina di birra vuota -
due vuote cavità che si confrontano,
o il mare notturno inchiodato di navi sporche
che t’entrano con le luci nella cauta ragnatela del cervello,
con le loro luci salate
che ti sfiorano e ti lasciano
per il più solido amore di un’ India;
o coprire lunghe distanze senza ragione
stordito dal sonno attraverso finestrini aperti
che ti gonfiano la camicia come un uccello impaurito,
e sempre i semafori, sempre rossi,
fuoco notturno e disfatta, la disfatta...
scorpioni, rottami, pesi da portare:
ex lavori, ex mogli, ex facce, ex vite,
Beethoven morto stecchito nella tomba;
carriole rosse, sì, forse,
o una lettera dall'Inferno firmata dal demonio
o due bravi ragazzi che se le danno di santa ragione
in qualche stadio pieno di fumo urlante,
ma il più delle volte me ne sbatto davvero, qui seduto
la bocca piena di denti cariati,
qui seduto a leggere Herrick e Spencer e
Marvell e Hopkins e Bronte (Emily, oggi);
che ascolto La strega di Dvorak
o Le Chasseur Maudit di Franck,
me ne sbatto davvero, ed è un peccato:
ho ricevuto lettere da un giovane poeta
(giovanissimo, sembra) che mi dice
che un giorno sarò certamente riconosciuto
come uno dei migliori poeti al mondo. Poeta!
una malversazione: oggi ho camminato nel sole e nelle strade
di questa città: senza vedere nulla, senza imparare nulla, 
senza essere nulla, e tornando alla mia stanza
ho incontrato una vecchia che sorrideva di un sorriso orribile;
era già morta, e dappertutto ricordavo fili:
telefonici, elettrici, fili per visi elettrici
chiusi nel vetro come pesci rossi e sorridenti,
e gli uccelli erano spariti, nessuno degli uccelli voleva un filo
o il sorriso del filo
e ho chiuso la porta di casa (finalmente)
ma oltre le finestre era lo stesso:
una tromba suonò, qualcuno rise, l’acqua corse in cesso,
e stranamente allora
pensai a tutti i cavalli numerati, 
che sono passati tra le urla,
passati come Socrate, passati come Lorca,
come Chatterton...
mi piace immaginare che la morte non avrà troppa
importanza
se non per un problema di smaltimento, un problema
come lo scarico di rifiuti,
e anche se ho tenuto le lettere del giovane poeta,
non credo in esse
ma come i palmizi
malati
e il tramonto del sole
ogni tanto le guardo.



domenica 19 maggio 2013

La qualità dell'Angelo



La qualità dell'Angelo è che non può degradarsi. 

Il suo difetto è che non può nemmeno migliorarsi.


Il difetto dell'uomo è che può degradarsi.

 La qualità dell'uomo è che può migliorarsi.






venerdì 10 maggio 2013

Sogni e sintomi - Giovanni Lindo Ferretti



Del bisogno d'essere scaldato,


d'essere nutrito

del bisogno nostro di essere consolati

frutto di una innocenza remota
imbastardita
stretta di carne accattivante

nessuno può permettersi rimpianti
nessuno può permettersi rimpianti mai

che i sogni siano sintomi
che i sogni siano segni
sanno i sogni 


sogni sanno i sogni che


parole sussurrate che stanno appiccicate in gola
e possono strozzare meglio soffiarle
parole pronunciate che stanno conficcate in gola
e possono far male meglio lasciarle
parole comandate che stanno conficcate in gola
e possono strozzare meglio sputarle

come un animale che non sa capire
guardo il mondo con occhio lineare
come un animale che non sa cos'è il dolore
guardo il mondo con occhio lineare
come un animale che non può capire
guardo il mondo con occhio lineare
come un animale nel tempo di morire
cerco un posto che non si può trovare
come un animale nel tempo di morire
mi accontento di un posto in cui sostare
come un animale nel tempo di morire

che i sogni siano sintomi che i sogni siano segni
sanno i sogni sanno i sogni sanno i sogni che






mercoledì 1 maggio 2013

Inno del Primo Maggio - Pietro Gori






Vieni o Maggio t'aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce Pasqua dei lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol

Squilli un inno di alate speranze
al gran verde che il frutto matura
a la vasta ideal fioritura
in cui freme il lucente avvenir

Disertate o falangi di schiavi
dai cantieri da l'arse officine
via dai campi su da le marine
tregua tregua all'eterno sudor!

Innalziamo le mani incallite
e sian fascio di forze fecondo
noi vogliamo redimere il mondo
dai tiranni de l'ozio e de l'or

Giovinezze dolori ideali
primavere dal fascino arcano
verde maggio del genere umano
date ai petti il coraggio e la fè

Date fiori ai ribelli caduti
collo sguardo rivolto all'aurora
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor!