Cos'è?


Voce alla Poesia, voce ai poeti, specie a quelli meno conosciuti.

Voce di terra, di vento e di dialetto .

Voce di uomini e donne terribili.

Voce a volte anche mia..manina piccola che cerca la tua.

giovedì 28 luglio 2011

Dolcete(r)rapia


La fiuto
promessa di conato
liberatorio
e finale

Risoluzione massima
del diaframma
del mio occhio


La fiuto
erba medica pura
nuova lunazione
mestruale

Mi chino
sul cadavere
morto tuo sangue
che accetto e amo

Tensione massima
frenetici spasmi
del mio cuore


La tela
si tende estrema
imene già lacero
pronta a partorire

L'alba nuova
vedrà
l'essenza primigenia
e femmina

a lungo covata
a lungo celata
a lungo mascherata

e in caldi

colori

esplosa


8:45 - E.m.



Sarebbe bello incontrarti all'uscita dal sogno

Sentirsi addosso il peso degli anni separati

E pensarli solo una necessaria coincidenza





lunedì 25 luglio 2011

Divertimento-Ernesto Calzavara


Far l'amor
sora i radici rossi de un orto
drento un baro de ortighe
nudi
sora le tastiere unite
de do pianoforti
a coa
fra do elettromagneti
de pochi volts
stravacai sul banco de 'na banca
sora 'na superfice
irta
di ostacoli morali.

Far l'amore
butai zo sui tapei duri
de le ipotesi inverificabili
de le speranze deluse
tra le imagini e i segni
taci sora 'na tavola de logaritmi
sconti soto 'na vecia scala
de
valori culturali
millimetrata
a cavalo de un raggio
laser
tuti do streti
in una capariola celeste
sfinidi da un calcolo
infinitesimale
fa do
parallele convergenti
giusto però sora la linea
del meridiano de Greenwich.

Far l'amor
coi oci su le zuche baruche
dei nostri destini inçerti
par gl'inçerti mestieri de l'omo
nel cuor de 'na cassaforte
(metri do par tre)
co' dentro luce al neon busi par respirar
piena de speranze de marenghi d'oro novi
de veci
dobloni de Spagna
de
decagrammi siracusani
perle e brilanti.

Far l'amor
convinti da la
persuasione occulta
de un detersivo al mugheto
biodegradabile
ne la panza de un forno crematorio
stuà
destinà dopo a far pan
destirai su l'altar
de 'na ciesa sconsacrada
(e chi lo sa?).

Far l'amor
in un buso de la gran scheda perforata
de Dio
a mile metri soto tera
quando che sciopa in alto
il Gran Ordigno
o in fondo a un cratere de luna
con zuppa inglese tra due seni.

Far l'amor
comodai sora un leto de ciodi basso
o su nel bombaso
de 'na nuvola rossa al
tramonto
della nostra civiltà
o da ultimi turisti ancora vivi
su l'erba zala
de la
Valle di Giosafat
intanto che sona le trombe
il Giudizio Universale.

Far l'amor.


giovedì 21 luglio 2011

Il Re delle Brecce- Fernando Pessoa


E' vissuto, non so quando, forse mai -
ma di fatto è vissuto - un re sconosciuto
il cui Regno era lo strano Regno delle Brecce.
Egli era sovrano di ciò che era tra una cosa e l'altra,
dell'infraessere, di quel lato di noi
che giace tra la nostra veglia e il nostro sonno,
tra il nostro silenzio e le nostre parole, tra
noi e la coscienza di noi; e così
uno strano silenzioso regno ha tenuto quel misterioso
re nascosto alla nostra idea del tempo e dello spazio.

Egli governa, non coronato, quei supremi propositi che
non raggiungono mai l'azione - tra essi stessi e
l'azione incompiuta. Egli è il mistero che
si interpone tra gli occhi e la vista, nè cieco, nè vedente.
Egli stesso non ha avuto mai fine nè principio,
vuota mensola al di sopra della sua vana presenza.
Egli non è se non l'abisso del proprio essere,
una scatola scoperta che contiene la non-ricchezza del non-essere.

Tutti credono che sia Dio, tranne lui stesso.



domenica 17 luglio 2011

Rino Gaetano - Cerco




E al mattino al mio risveglio cerco in cielo gli aironi
e il profumo bianco del giglio
cerco in tutte le canzoni e in un passero sul ramo
uno spunto per la rivoluzione
cerco il filo di un ricamo un accordo in la minore
per gridare forte t'amo
se ho degli attimi di rancore cerco te e la tua bocca
nei tuoi occhi trovo amore
cerco la mia malattia in un bar e nelle carte
la mia dannata periferia
cerco gli occhi di chi parte
di chi si ferma e chi va in fretta
la sincerità nell'arte
cerco il punk in una lametta la felicità ed il dolore
nel fumo di una sigaretta
se ho degli attimi di rancore cerco te e la tua bocca
nei tuoi occhi trovo amore

giovedì 14 luglio 2011

Fredrigo Fašnik - Ništa


“Dormi ora!" Il bambino proprio non ne vuole sapere e la chiama ancora.”Mamma, vieni! Non riesco a dormire. Ho paura. Non riesco a star solo!“ La mamma si avvicina alla porta, lo guarda apprensiva dall'uscio. “Metti la testa sul cuscino, da bravo, riposa”. “Mamma, vieni vicina, raccontami una favola”. La madre accondiscendente si siede al capezzale e premurosa raccatta il libro dal pavimento ed inizia a raccontare. Una favola che diventano due e poi tre. Le ore passano assieme alle favole. Il bimbo non cede al sonno. “Ora chiudi gli occhi..e riposa” si alza e cerca di guadagnare l'uscita per concedersi finalmente un po' di riposo. “Mamma ti prego non te ne andare come farò a star qui senza di te?” E' già tardissimo ormai. Lei lo lascia piangere ancora e si butta a letto stremata. Pochi minuti e si fa il silenzio. Un silenzio che alla madre pare strano. Si alza e va a controllare che il suo bambino stia bene. Il pargolo si sveglia sentendo i passi della mamma e riattacca le invocazioni “ mamma , ti prego vienimi vicino, non riesco , non riesco a dormire senza te.” Quanta pena nel cuore della madre. “ Ah, se ti avessi insegnato prima a dormire da solo. Se solo ti avessi abituato da piccino." Il bambino intanto si aggrappa al grembo della madre già china sul lettino. Ed incomincia a vaneggiare “ voglio spiegarti mamma, voglio spiegarti perchè ho paura del buio.” Ed inizia a parlare senza sosta, per minuti, ore interminabili. La mamma quasi crolla dal sonno. Ma non lo vuole lasciare. Ed il bimbo la pretende accanto a se.

E l'alba li coglie così. E la sveglia della mamma, sul suo comodino, cinque minuti dopo.



mercoledì 13 luglio 2011

All'interno della torre

[...]

L'accesso fortunoso mi è consentito da un pertugio aperto da un brivido, da una risata innaturale. Al centro della stanza un astrolabio in congiunzione fissa Venere e Urano.

“Finestre aperte e luminarie accese”, ripete l'adagio appeso alle pareti.

All'interno giaci avvinta tra mille cuscini, distrutta dalla scelta di dove posare il capo. Mi vedi. Avanzi verso di me e mi porgi un libro. “Scrivi” mi dici. “Scrivi di te e me”.

Prendo il libro gonfio e mi siedo a terra, in un loto bambino. Lo apro e comprendo. Non una pagina è salvata, tutto è sporcato da una lorda tara pesante. Sorrido, lo poso in disparte.

Il maleficio è stato lavato, lo sento. La tua pelle sta perdendo la patina nera, si sbriciola e cade. Stai mutando.

E in questo scuotersi di anime le mie parole necessitano di ben altro supporto. Reale e doloroso. E che forse ha come scrigno il tuo corpo.

[...]


martedì 12 luglio 2011

Fernanda Romagnoli - Il tredicesimo invitato


Grazie - ma qui che aspetto?
Io qui non mi trovo. Io fra voi
sto come il tredicesimo invitato,
per cui viene aggiunto un panchetto
e mangia nel piatto scompagnato.
E fra tutti che parlano - lui ascolta.
Fra tante risa - cerca di sorridere.
Inetto, benchè arda,
a sostenere quel peso di splendori,
si sente grato se alcuno casualmente
lo guarda. Quando in cuore
si smarrisce atterrito "Sto per piangere! "
E all'improvviso capisce
che siede un'ombra al suo posto:
che - entrando - lui è rimasto chiuso fuori.




venerdì 8 luglio 2011

Max Gazze' - Quel Che Fa Paura



Quel che fa paura
come i tasti estremi del pianoforte
come le falangi delle dita
quando la mano è magra,
prima della morte
Quel che fa paura
come quelle strade in salita
sbarrate soltanto dal cielo
da quelle dita
Quel che fa paura
come le scale di legno di gialle cantine
come le statue di marmo nelle chiese
come le donne nude e distese,
viste dal rosa di tendine
Quel che fa paura
come la scia di un benzinaio aperto,
nelle strade di deserto americano
come i fulmini senza tuono
di primavera rumena
dove il povero è buono
e il cattivo non piega mai la schiena
Quel che fa paura
quel che fa paura...

Quel che fa paura
come il giallo lampeggiante
dopo l'ora di cena
come l'ora di cena
quando il giallo lampeggia
e non hai neanche il pane da mangiare
Quel che fa paura
come un battesimo bianco
consumato nel fango
come una cresima dal sapor di buco nero
e di nozze ammazzate gridando
"non aver paura, non aver paura"
A un bambino queste cose son lontane
come salti di rane
dentro immense paludi
come sputi a gola secca
scagliati contro un'onda del mare.


giovedì 7 luglio 2011

Fredrigo Fašnik

...
e il passato
svanisce dalla scena
come una donna cinese
cammina sui tacchi



martedì 5 luglio 2011

Folisca che no mor- Nino Cela


Te ò vist de qua e de là,
an poc da par tut,
co 'l ciaro e co 'l scur,
folìsca che no mor.
Te ò anca sentist,
poesia,
ma no son bon scoltàrte,
in pugn no so ciaparte..
ò pégre mi le man
e la ment tardìva,
el cor crut e sut,
e rùstega la péna...

Mi no te ò in vetrina,
ma stàme istés da rénte
a farme conpagnia.
Te preghe...
o me regina!

Poesia nel dialetto bellunese del "basso-feltrino" (il mio..)


lunedì 4 luglio 2011

El tran - Anita Pittoni


El tran cori rabioso su le sine.
"Cossa te fa, tranvier?
Te xe imbilà,
te se sfoghi dandone sti scassoni?
Te urtemo qua impalai?
In pìe, sentadi,
te ne sbaloti come marionete
coi fili laschi,
'bandonade.

No sta esser rabioso,
cussì senza maniera!
Pòrtine pian,
no sta frenar de colpo,
va lisso, almeno ti"

Le dondola le teste,
el cuor se strenzi
che sto scasson
el se combina drento
con la paura sconta,
el zuca fora tuto,
el zuca.

"Va lisso, tranvier,
xe brutto quel che te fa,
sfogarse con noi,
coss' te sa ti de noi,
bruto omo cativo
te darìa un pugno in tala testa,
semo el tu' pan, semo! "

El tu' pan? El mio pan?
Metèndome al tu' posto
cossa farìa?

Darìa scassoni, darìa
sì,
assai più forti,
zente de paia
zente insempiada
persa
zente senza figà,
musi de piera,
scàssili, tranvier
che i spudi fora l'anima,
che sia finì,
guarda che musi,
che voia de spacar ste teste.
Ferma, tranvier,
speta che smonto.